mercoledì 27 novembre 2013

Respons - abilità...

La strada non presa




Divergevano due strade in un bosco
ingiallito, e spiacente di non poterle fare
entrambe uno restando, a lungo mi fermai
una di esse finché potevo scrutando
là dove in mezzo agli arbusti svoltava.
Poi presi l’altra, così com’era,
che aveva forse i titoli migliori,
perché era erbosa e non portava segni;
benché, in fondo, il passar della gente
le avesse invero segnate più o meno lo stesso,
perché nessuna in quella mattina mostrava
sui fili d’erba l’impronta nera d’un passo.
Oh, quell’altra lasciavo a un altro giorno!
Pure, sapendo bene che strada porta a strada,
dubitavo se mai sarei tornato.
lo dovrò dire questo con un sospiro
in qualche posto fra molto molto tempo:
Divergevano due strade in un bosco, ed io…
io presi la meno battuta,
e di qui tutta la differenza è venuta.

Robert Frost
















lunedì 25 novembre 2013

Scegliere...












Divergevano due strade in un bosco
ingiallito, e spiacente di non poterle fare
entrambe uno restando, a lungo mi fermai
una di esse finché potevo scrutando
là dove in mezzo agli arbusti svoltava.
Poi presi l’altra, così com’era,
che aveva forse i titoli migliori,
perché era erbosa e non portava segni;
benché, in fondo, il passar della gente
le avesse invero segnate più o meno lo stesso,
perché nessuna in quella mattina mostrava
sui fili d’erba l’impronta nera d’un passo.
Oh, quell’altra lasciavo a un altro giorno!
Pure, sapendo bene che strada porta a strada,
dubitavo se mai sarei tornato.
lo dovrò dire questo con un sospiro
in qualche posto fra molto molto tempo:
Divergevano due strade in un bosco, ed io…
io presi la meno battuta,
e di qui tutta la differenza è venuta.
Robert Frost

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Divergevano due strade in un bosco
ingiallito, e spiacente di non poterle fare
entrambe uno restando, a lungo mi fermai
una di esse finché potevo scrutando
là dove in mezzo agli arbusti svoltava.
Poi presi l’altra, così com’era,
che aveva forse i titoli migliori,
perché era erbosa e non portava segni;
benché, in fondo, il passar della gente
le avesse invero segnate più o meno lo stesso,
perché nessuna in quella mattina mostrava
sui fili d’erba l’impronta nera d’un passo.
Oh, quell’altra lasciavo a un altro giorno!
Pure, sapendo bene che strada porta a strada,
dubitavo se mai sarei tornato.
lo dovrò dire questo con un sospiro
in qualche posto fra molto molto tempo:
Divergevano due strade in un bosco, ed io…
io presi la meno battuta,
e di qui tutta la differenza è venuta.
Robert Frost

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Divergevano due strade in un bosco
ingiallito, e spiacente di non poterle fare
entrambe uno restando, a lungo mi fermai
una di esse finché potevo scrutando
là dove in mezzo agli arbusti svoltava.
Poi presi l’altra, così com’era,
che aveva forse i titoli migliori,
perché era erbosa e non portava segni;
benché, in fondo, il passar della gente
le avesse invero segnate più o meno lo stesso,
perché nessuna in quella mattina mostrava
sui fili d’erba l’impronta nera d’un passo.
Oh, quell’altra lasciavo a un altro giorno!
Pure, sapendo bene che strada porta a strada,
dubitavo se mai sarei tornato.
lo dovrò dire questo con un sospiro
in qualche posto fra molto molto tempo:
Divergevano due strade in un bosco, ed io…
io presi la meno battuta,
e di qui tutta la differenza è venuta.
Robert Frost

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Credere...



"Un tempo quasi tutti i miei amici udivano la campanella,
ma col passare degli anni divenne muta, per tutti loro.
Anche Sara, un Natale, scoprì di non riuscire più a sentire quel dolce suono.
Sebbene adulto la campanella ancora suona per me
e per tutti coloro che sinceramente CREDONO!"

Chris Van Allsburg

Polar Express 



 

Crescere...


Ciascuno cresce solo se sognato

di Danilo Dolci



C'è chi insegna
guidando gli altri come cavalli
passo per passo:
forse c'è chi si sente soddisfatto
così guidato.

C'è chi insegna lodando
quanto trova di buono e divertendo:
c'è pure chi si sente soddisfatto
essendo incoraggiato.

C'è pure chi educa, senza nascondere
l'assurdo ch'è nel mondo, aperto ad ogni
sviluppo ma cercando
d'essere franco all'altro come a sé,
sognando gli altri come ora non sono:
ciascuno cresce solo se sognato.


" Tutti i bambini crescono, tranne uno"











domenica 24 novembre 2013

Serenità...

La bontà della fiducia...




L'occhio del lupo



l ragazzo è immobile, ritto davanti al recinto del lupo. Il lupo va e viene. Gira in lungo e in largo senza mai fermarsi. "Che scocciatore, quel tipo…". Ecco quel che pensa il lupo. Sono ormai due ore che il ragazzo sta davanti alla rete, piantato lì come un albero gelato, a guardare aggirarsi il lupo.
"Che vuole da me?"
Questo si chiede il lupo. Quel ragazzo lo turba. Non lo spaventa (un lupo non ha paura di niente), ma lo turba.
"Che vuole da me?"
Gli altri bambini corrono, saltano, gridano, piangono, fanno la linguaccia al lupo e nascondono il viso nella gonna della mamma. Poi vanno a fare i buffoni davanti alla gabbia del gorilla e ruggiscono davanti al naso del leone che frusta l'aria con la coda. Ma quel ragazzo lì, no. Rimane in piedi, immobile, silenzioso. Solo i suoi occhi si muovono, seguono il viavai del lupo, lungo la rete.
"E che, non ha mai visto un lupo?".
Dal canto suo, il lupo non riesce a scorgere il ragazzo che una volta su due. Perché non ha che un occhio, il lupo. Ha perduto l'altro lottando contro gli uomini, dieci anni fa, il giorno in cui fu catturato. All'andata dunque (se quella si può chiamare andata) il lupo vede lo zoo tutto interno, con le sue gabbie, i bambini che impazzano e in mezzo a loro quel ragazzo del tutto immobile.
Al ritorno (se quello si può chiamare ritorno) il lupo non vede che l'interno del recinto. Un recinto vuoto, perché la lupa è morta la settimana passata. Un recinto triste, con la sua unica roccia grigia e il suo albero morto. Poi il lupo fa dietrofront ed ecco lì di nuovo il ragazzo, col respiro regolare che emana vapore bianco nell'aria fredda.
"Si stancherà prima di me" pensa il lupo continuando il suo andirivieni. E aggiunge:" Sono più paziente di lui". E aggiunge ancora:" Io sono il lupo".
Ma il mattino dopo, svegliandosi, la prima cosa che il lupo vede è il ragazzo, in piedi davanti al recinto, sempre nello stesso punto. Per poco il lupo non è trasalito. "Non avrà mica passato la notte qui? … Il lupo aggrotta le sopracciglia. Gli secca porsi tutte quelle domande a proposito del ragazzo. Si era ripromesso di non interessarsi mai più agli uomini.
E da dieci anni mantiene la parola: non un solo pensiero per gli uomini, non uno sguardo, niente.
Il giorno dopo il ragazzo è sempre là. E il giorno seguente. E l’altro ancora.. Così che il lupo è obbligato a ripensare a lui.
Improvvisamente il lupo si sente molto stanco. C’è da pensare che lo sguardo del ragazzo pesi una tonnellata.
"D’accordo" pensa il lupo. "D’accordo!", "L’hai voluto tu!"
E , bruscamente si ferma. Si siede eretto, proprio davanti al ragazzo. E anche lui si mette a fissarlo. Non quello sguardo che vi passa attraverso, no: il vero sguardo, lo sguardo fisso.
Ci siamo. Adesso sono faccia a faccia. Non un visitatore, nel giardino zoologico.
Non c’è che il ragazzo. E quel lupo azzurro dal pelame azzurro.
"Vuoi guardarmi? D’accordo! Anch’io ti guardo! Si starà a vedere…". Ma c’è qualcosa che disturba il lupo; un particolare stupido: lui non ha che un occhio, mentre il ragazzo ne ha due.
A un tratto il lupo non sa in che occhio del ragazzo fissare lo sguardo. Esita. Il suo unico occhio salta da destra a sinistra e da sinistra a destra. Il ragazzo non batte ciglio. IL lupo è maledettamente a disagio; per niente al mondo stornerebbe lo sguardo, di riprendere la marcia non se ne parla.
Così il suo unico occhio impazzisce sempre più e ben presto, attraverso la cicatrice dell’occhio morto, spunta una lacrima. Non è dolore, è impotenza, è collera. Allora il ragazzo fa una cosa curiosa, che calma il lupo, lo mette a suo agio. Il ragazzo chiude un occhio. Ed eccoli là che si fissano, occhio nell'occhio, nel giardino zoologico deserto e silenzioso, con un tempo infinito davanti a loro.

La bellezza dell'amicizia...

Il Piccolo Principe



 "In quel momento apparve la volpe.
“Buon giorno”, disse la volpe
“Buon giorno” rispose gentilmente il piccolo principe, voltandosi: ma non vide nessuno.
“Sono qui” disse la voce, “sotto al melo…”
“Chi sei?” domando' il piccolo principe, “sei molto carino…”
“Sono una volpe” disse la volpe.
“Vieni a giocare con me”, le propose il piccolo principe, “sono cosi' triste…”
“Non posso giocare con te”, disse la volpe, “non sono addomesticata”
“Ah! Scusa”, fece il piccolo principe
Ma dopo un momento di riflessione soggiunse:
“Che cosa vuol dire addomesticare?”
“Non sei di queste parti, tu” disse la volpe, “che cosa cerchi?”
“Cerco gli uomini”, disse il piccolo principe
“che cosa vuol dire addomesticare?”
“Gli uomini”, disse la volpe, “hanno dei fucili e cacciano. E’ molto noioso! Allevano anche delle galline.
E’ il loro solo interesse. Tu cerchi delle galline?”
“No”, disse il piccolo principe. “Cerco degli amici. Che cosa vuol dire addomesticare?”
“E’ una cosa da molto dimenticata. Vuol dire “creare dei legami…”
“Creare dei legami?”
“Certo”, disse la volpe. Tu, fino ad ora, per me, sei un ragazzino uguale a centomila ragazzini. E non ho bisogno di te. E neppure tu hai bisogno di me. Io non sono per te che una volpe uguale a centomila volpi. Ma se tu mi addomestichi, noi avremo bisogno l’uno dell’altro. Tu sarai per me unico al mondo, e io saro' per te unica al mondo”.
“Comincio a capire”, disse il piccolo principe. “C’e'un fiore … credo che mi abbia addomesticato…”
“E’ possibile”, disse la volpe. “Capita di tutto sulla Terra…”
“Oh! Non e' sulla Terra, disse il piccolo principe.
La volpe sembro' perplessa: “Su un altro pianeta?
“Si'”.......................................
Ma la volpe ritorno' alla sua idea:
“La mia vita e' monotona. Io do' la caccia alle galline, e gli uomini danno la caccia a me. Tutte le galline si assomigliano,
e tutti gli uomini si assomigliano. E io mi annoio percio'. Ma se tu mi addomestichi, la mia vita sara' come illuminata. CONOSCERO' UN RUMORE DI PASSI CHE SARA' DIVERSO DA TUTTI GLI ALTRI.
Gli altri passi mi fanno nascondere sotto la terra. Il tuo, mi fara' uscire dalla tana, come una musica. E poi, guarda! Vedi laggiu' in fondo dei campi di grano? Io non mangio il pane e il grano, per me e' inutile.
I campi di grano non mi ricordano nulla. E questo e' triste! Ma tu hai dei capelli color dell’oro.
Allora sara' meraviglioso quando mi avrai addomesticato.
IL GRANO, CHE E' DORATO, MI FARA' PENSARE A TE.
E AMERO' IL RUMORE DEL VENTO NEL GRANO..."
La volpe tacque e guardo' a lungo il piccolo principe : "Per favore... addomesticami", disse.
"Volentieri", rispose il piccolo principe, "ma non ho molto tempo, pero'.
Ho da scoprire degli amici,e da conoscere molte cose".
"non si conoscono che le cose che si addomesticano", disse la volpe.
"Gli uomini non hanno piu' tempo per conoscere nulla. Comprano dai mercanti le cose gia' fatte.
Ma siccome non esistono mercanti di amici, gli uomini non hanno piu' amici.
SE TU VUOI UN AMICO ADDOMESTICAMI!"
"Che bisogna fare ?" domando' il piccolo principe.
"Bisogna essere molto pazienti", rispose la volpe. "In principio tu ti sederai un po’ lontano da me, cosi', nell’erba.
Io ti guardero' con la coda dell’occhio e tu non dirai nulla. Le parole sono una fonte di malintesi.
Ma ogni giorno tu potrai sederti un po’ piu' vicino..."
Il piccolo principe torno' l’indomani.
"Sarebbe stato meglio ritornare alla stessa ora", disse la volpe.
"Se tu vieni, per esempio, tutti i pomeriggi alle quattro, dalle tre io comincero' ad essere felice.
Col passare dell’ora aumentera' la mia felicita'. Quando saranno le quattro, incomincero' ad agitarmi e ad inquietarmi;
SCOPRIRO' IL PREZZO DELLA FELICITA' !
Ma se tu vieni non si sa quando, io non sapro' mai a che ora prepararmi il cuore... Ci vogliono i riti".
"Che cos’e' un rito ?" disse il piccolo principe. "Anche questa e' una cosa da tempo dimenticata", disse la volpe.
"E’ quello che fa un giorno diverso dagli altri giorni, un’ora dalle altre ore.
.........................................
Cosi' il piccolo principe addomestico' la volpe.
E quando l’ora della partenza fu vicina:
"Ah !" disse la volpe, "...piangero'".
"La colpa e' tua", disse il piccolo principe,
"io, non ti volevo far del male,ma tu hai voluto che ti addomesticassi..."
"E’ vero", disse la volpe.
"Ma piangerai !" disse il piccolo principe.
"E’ certo", disse la volpe.
"Ma allora che ci guadagni ?"
"CI GUADAGNO", disse la volpe, "IL COLORE DEL GRANO".
......................
"Addio", disse la volpe. "Ecco il mio segreto. E’ molto semplice :
NON SI VEDE BENE CHE COL CUORE.
L’ESSENZIALE E' INVISIBILE AGLI OCCHI".
“E' il tempo che tu hai perduto per la tua rosa che ha fatto la tua rosa cosi' importante”.
“Gli uomini hanno dimenticato questa verita'. Ma tu non la devi dimenticare.
Tu diventi responsabile per sempre di tutto quello che hai addomesticato,
Tu sei responsabile della tua rosa…”

venerdì 22 novembre 2013

Attese...

  •  
 L'Infinito

Giacomo Leopardi

 « Sempre caro mi fu quest'ermo colle,
e questa siepe, che da tanta parte
dell'ultimo orizzonte il guardo esclude.
Ma sedendo e mirando, interminati
spazi di là da quella, e sovrumani
silenzi, e profondissima quiete
io nel pensier mi fingo, ove per poco
il cor non si spaura. E come il vento
odo stormir tra queste piante, io quello
infinito silenzio a questa voce
vo comparando: e mi sovvien l'eterno,
e le morte stagioni, e la presente
e viva, e il suon di lei. Così tra questa
immensità s'annega il pensier mio:
e il naufragar m'è dolce in questo mare. »







Sentire il Natale

A Gesù Bambino
di Umberto Saba
 
 La notte è scesa
e brilla la cometa
che ha segnato il cammino.
Sono davanti a Te, Santo Bambino!
Tu, Re dell’universo,
ci hai insegnato
che tutte le creature sono uguali,
che le distingue solo la bontà,
tesoro immenso,
dato al povero e al ricco.
Gesù, fa’ ch’io sia buono,
che in cuore non abbia che dolcezza.
Fa’ che il tuo dono
s’accresca in me ogni giorno
e intorno lo diffonda,
nel Tuo nome.
 



La buona novella
 
 Splendete più belle
dolcissime stelle!
Sull’ali dorate
un angelo santo
ci porta Gesù.
E’ nuovo il suo canto:
“Sia pace quaggiù!”.
 




martedì 19 novembre 2013

Credere nella poesia

Rio Bo


Tre casettine
dai tetti aguzzi,
un verde praticello,
un esiguo ruscello: rio Bo,
un vigile cipresso.
Microscopico paese, è vero,
paese da nulla, ma però...
c'è sempre disopra una stella,
una grande, magnifica stella,
che a un dipresso...
occhieggia con la punta del cipresso
di rio Bo.
Una stella innamorata?
Chi sa
se nemmeno ce l'ha
una grande città.
Aldo  Palazzeschi



https://encrypted-tbn1.gstatic.com/images?q=tbn:ANd9GcR4jnhK1TmCdwyDpVrL-8zO6to9rTOGcACOS255hSF0IuO82ObG



Si diventa ciò che si contempla" Alphonse de Chateaubriant.









Poesia di Langston Hughes 

La mia vita non è stata una scala di cristallo

 
Figlio, ti dirò che la mia vita
non è stata una scala di cristallo
ma una scala di legno tarlato
con dentro i chiodi e piena di schegge
e gradini smossi sconnessi
e luoghi squallidi
senza tappeti in terra.
Ma ho sempre continuato a salire,
ed ho raggiunto le porte
ed ho voltato gli angoli di strade,
e qualche volta mi sono trovato nel buio,
buio nero, dove mai è stata luce.
Così ti dico, ragazzo mio,
di non tornare indietro,
di non soffermarti sulla scala
perché penoso è il cammino,
di non cedere, ora.
Vedi io, continuo a salire...
E la mia vita,
non è stata una scala di cristallo.



 https://encrypted-tbn0.gstatic.com/images?q=tbn:ANd9GcTZt6HeI_SvZasbyj_s11izfiLRMpwJeCwO2kmUOKVSJr_TVrFB



. Ciò che risplende deve sopportare 
 il fatto di bruciare.

 Wildgans


























LA BBELLEZZA 

Che ggran dono de Ddio ch’è la bbellezza!
Sopra de li quadrini hai da tenella:
pe vvia che la ricchezza nun dà cquella,
e cco cquella s’acquista la ricchezza.
Una cchiesa, una vacca, una zitella,
si è bbrutta nun ze guarda e sse disprezza:
e Ddio stesso, ch’è un pozzo de saviezza,
la madre che ppijjò la vorze bbella.
La bbellezza nun trova porte chiuse:
tutti je fanno l’occhi dorci; e ttutti
vedeno er torto in lei doppo le scuse.
Guardàmo li gattini, amico caro.
Li ppiú bbelli s’alleveno: e li bbrutti?
E li poveri bbrutti ar monnezzaro. 


Giuseppe Gioachino Belli
















     

        Cade la neve                                                                       

            Ada Negri                                                                                      

                              Sui campi e sulle strade                        
 silenziosa e lieve
  volteggiando, la neve
cade.

Danza la falda bianca
nell'ampio ciel scherzosa,
poi sul terren si posa,
stanca.

In mille immote forme
sui tetti e sui camini
sui cippi e sui giardini,
dorme.

Tutto d'intorno è pace,
chiuso in un oblìo profondo,
indifferente il mondo
tace.